In Francia si sta avvicinando un confronto aspro fra i detentori dei diritti e i fornitori di servizi di VPN. I primi chiedono il supporto per il blocco dei contenuti pirata; mentre i secondi minacciano di lasciare il mercato francese di fronte a simili imposizioni.
I titolari dei diritti d'autore hanno avviato azioni legali per costringere i principali provider di VPN a supportare il programma di blocco dei siti pirata.
L'obiettivo è rafforzare le misure di blocco esistenti, ma i fornitori di VPN considerano questa richiesta pericolosa, temendo problemi di sicurezza e il rischio di blocchi eccessivi.
Il contesto delle misure di blocco
In Francia, i detentori dei diritti, tra cui Canal+ e LFP, hanno richiesto che popolari servizi VPN come Cyberghost, ExpressVPN, NordVPN, ProtonVPN e Surfshark inizino a bloccare l'accesso ai siti pirata.
Tuttavia, i fornitori di VPN sostengono di non avere alcun ruolo nella questione, offrendo servizi legittimi di privacy e sicurezza, prendendo le distanze dalla pirateria.
Se l'ingiunzione verrà approvata, alcuni fornitori di VPN potrebbero decidere di abbandonare il mercato francese per evitare di compromettere i loro standard di crittografia o le politiche di non registrazione dei dati.
Una questione di principio
La VPN Trust Initiative (VTI), che include ExpressVPN, NordVPN e Surfshark, ha espresso forte opposizione, sottolineando come simili regolamentazioni abbiano già portato a restrizioni in paesi come Cina, Russia e Iran. Tali misure, secondo VTI, rischiano di creare un precedente pericoloso per la sicurezza e la privacy online a livello globale.
"Lo abbiamo già visto in mercati come India e Pakistan, dove i requisiti normativi hanno costretto alcuni servizi VPN a ritirarsi piuttosto che scendere a compromessi sugli standard di crittografia o sulle policy di conservazione dei registri", ha detto a TorrentFreak Christian Dawson, direttore esecutivo di VTI. "La potenziale mossa della Francia di costringere i fornitori di VPN a bloccare i contenuti potrebbe mettere le aziende in una posizione simile, in cui o rispettano misure che contraddicono il loro scopo o abbandonano del tutto il mercato".
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Dawson ha citato anche altri Paesi, come Australia, Malesia e Corea del Sud, dove simili misure hanno creato situazioni in cui sono stati implementati blocchi eccessivi e non necessari.
Al momento non esistono obblighi effettivi: un'udienza prevista per il mese prossimo permetterà a entrambe le parti di presentare le proprie argomentazioni. Anche in caso di approvazione dell'ingiunzione, la battaglia legale potrebbe proseguire fino alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, con ProtonVPN e altri provider disposti a difendere le proprie posizioni.
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