Inutile girarci attorno: S25 Ultra è un S24 Ultra con qualche ritocco, come S24 Ultra era un S23 Ultra con qualche ritocco e così via. Samsung cambia poco, ma bisogna essere realisti: il mondo degli smartphone per quanto riguarda le pure specifiche tecniche è fermo da anni. Se si esclude il processore, che anno dopo anno riceve il classico aumento di potenza del 20% circa, tutti gli altri elementi hanno raggiunto il loro limite fisico e ogni ulteriore sviluppo comporta anche una serie di controindicazioni.

Si potrebbe aumentare la risoluzione del display, ma con maggiori consumi e nessun beneficio visivo, si può aumentare la luminosità, ma abbiamo visto che è molto più importante un buon filtro davanti al pannello rispetto ad un display da 6000 nits, si possono mettere sensori da 1” ma sono molto più lenti e difficili da gestire e si possono anche introdurre nuove chimiche sulle batterie, come quelle al silicio - carbonio, ma queste ultime hanno benefici e al tempo stesso anche controindicazioni.

È vero che aumenta la capacità di carica usando queste celle innovative, ma hanno cicli di vita più brevi perché il silicio si espande fino a 3-4 volte rispetto al suo volume durante la carica e si contrae durante la scarica, e questo causa micro-fratture e degrado dell’anodo nel tempo. Inoltre il silicio reagisce più facilmente con l’elettrolita, formando uno strato di SEI instabile (Solid Electrolyte Interphase), che aumenta la resistenza interna della batteria e riduce l’efficienza di ricarica nel tempo. A causa della maggiore densità di energia e dell’espansione dell’anodo, il rischio di surriscaldamento e formazione di dendriti è anche più elevato rispetto alle batterie al litio tradizionali. Insomma, solo tra qualche anno vedremo se le batterie al silicio carbonio che da qualche anno alcuni produttori stanno usando sono state una vera innovazione tecnologica o una scelta un po’ azzardata per vendere qualche telefono in più, sapendo che però quella batteria sarebbe durata meno, nel tempo, rispetto alle batterie tradizionali. Il silicio - carbonio è il futuro, ma si sta lavorando per trovare la giusta formula che minimizza quelli che possono essere gli effetti collaterali: Samsung produce batterie da anni e ha già affrontato con il Galaxy Note problematiche legate alle batterie, quindi è normale che non abbia tutta questa voglia di sperimentare un’altra volta un qualcosa di cui non ha bisogno. Anche perché alla fine i suoi concorrenti diretti, che sono Apple con gli iPhone e Google con i Pixel, stanno facendo esattamente quello che fa lei: concentrarsi sul software e sull’esperienza degli utenti cambiando di generazione in generazione solo quel che serve senza azzardare troppo. 

Ecco perché questa recensione sarà più che la recensione del Galaxy S25 Ultra la recensione della nuova One UI 7 e del Galaxy S25 Ultra: le due cose vanno di pari passo.

S25 Ultra parte in Italia da 1.499 euro che non sono pochi, anzi, sono tantissimi ma si tratta di un prezzo puramente virtuale: con la quantità di sconti e promozioni associate al lancio dell’S25 difficilmente una persona paga questo telefono più di 1000 euro, e nel caso in cui qualcuno decida di cambiare il suo vecchio smartphone, se tenuto bene, può anche arrivare a pagare S25 Ultra poco più di 700 euro.

L’obiettivo di Samsung non è vendere questo smartphone a chi ha un S23 o un S24: Samsung vuole vendere un nuovo Samsung a chi ha già avuto un Samsung, ed eventualmente conquistare anche qualche nuovo utente o perché no, strappare qualche cliente ad Apple.

Una linea con meno spigoli. Missione compiuta

Estaticamente la famiglia Galaxy S è cambiata pochissimo negli ultimi anni, scelta chiara di Samsung nel voler mantenere una continuità di design nel corso del tempo. Galaxy S Ultra rappresenta però una eccezione, perché la necessità di trovare spazio per la S-Pen aveva spinto i designer a tenere una linea molto più squadrata.

A qualcuno il fatto di avere un “Ultra” che fosse diverso anche esteticamente dagli altri due Galaxy S non dispiaceva, ma Samsung con S25 Ultra ha cercato di eliminare questa distorsione nei limiti del possibile.

S25 Ultra è praticamente un S24 Ultra con i quattro angoli leggermente arrotondati, non così arrotondati quanto quelli di S25 e S25+ perché in qualche modo lo spazio per la S-Pen andava trovato ma comunque privi di angoli retti. 

Spariscono gli angoli anche dal display, con l’OLED piattissimo da 6.8” che ora segue le linee della scocca contornato da una sottilissima cornice uniforme su tutti gli angoli. Leggermente più grande lo schermo, ma in modo impercettibile: se non consideriamo infatti gli angoli arrotondati che riducono la diagonale pura lo schermo di S25 Ultra è da 6.9”, quello di S24 Ultra è da 6.8”. Non è una cosa che si nota.

Si nota invece il cambio netto a livello di ergonomia: la presa è più spigolosa e probabilmente meno piacevole, soprattutto se non si usa una custodia, ma S25 Ultra ci restituisce una sensazione di maggior sicurezza tra le mani.

Un ottimo bilanciamento dei pesi, materiali di eccezionale qualità, una finitura spazzolata che non trattiene impronte e un doppio vetro super resistente dicono chiaramente che questo è uno smartphone fatto per durare.

Basta andare in un negozio e prenderlo in mano: la qualità costruttiva è eccezionale e al pari di quella dell’iPhone. Non è una sensazione facile da descrivere a parole, ma se oggi dovessimo prendere 10 smartphone top di gamma tra le mani ad occhi chiusi siamo certi di riuscire a distinguere, senza tastare la superficie, il Galaxy S25, l’iPhone e il Pixel in mezzo a tutto il gruppo. Hanno un qualcosa di diverso.

Rispetto al modello precedente è sceso anche il peso, sono circa 14 grammi in meno ma non è un qualcosa che si percepisce tenendolo in mano. Ai materiali di qualità è accompagnata come sempre la certificazione IP68: è vero che qualche produttore cinese sta già proponendo anche la certificazione IP69, ma quest’ultima assicura in più solo la protezione sui getti d’acqua ad altissima pressione. C’è davvero qualcuno che lava lo smartphone con l’idropulitrice? Tutto marketing.

Unica cosa lo sporco: Samsung ha creato una piccola scanalatura attorno alle ottiche delle fotocamere e qui si accumula polvere, difficile anche da rimuovere.

I fondamentali ci sono tutti: ottimo audio e ricezione

Non ci dilungheremo troppo sullo schermo perché è lo stesso eccellente schermo che Samsung ha già usato sul modello precedente. Ultimamente i produttori stanno spingendo tantissimo sulla luminosità di picco come se il valore di luminosità fosse un indicatore di quanto bene si vede uno schermo sotto la luce del sole: in realtà gran parte del lavoro, e Samsung lo dimostra, viene fatto dal trattamento antiriflesso e Samsung come lo scorso anno ha messo su S25 Ultra uno schermo con un trattamento antiriflesso che non ha eguali.

Sotto la luce del sole lo schermo dell’S25 non solo elimina ogni riflesso fastidioso ma riesce a mantenere anche un livello di contrasto eccellente dove altri schermi appaiono sbiaditi. Questo con un luminosità di picco che non è esagerata come quella di molti altri smartphone, a tutto beneficio dell’autonomia.

Rispetto allo scorso anno, non sappiamo se è merito del controller o della OneUI 7, la gestione della luminosità dello schermo sembra leggermente migliore rispetto a S24, più precisa e più reattiva ad adattarsi alla luminosità ambientale.

Il nuovo Galaxy S25 Ultra ci ha colpito positivamente anche come ricezione: valutare la ricezione in un ambito dinamico è sempre difficile ma conosciamo bene la ricezione con Vodafone nel nostro tratto di percorrenza abituale e rispetto a S24 Ultra il nuovo modello ci sembra decisamente più sensibile ma soprattutto prive di zone di “ombra”. Sia Galaxy S24 Ultra sia iPhone 16 Pro sul treno nelle campagne vicino a Tavazzano e San Zenone e sul passante ferroviario vicino a porta Vittoria non prendono benissimo, S25 Ultra riesce non solo a mantenere la linea per le telefonate ma anche la portante per i dati, permettendoci di navigare. Nessun problema per quanto riguarda l’audio, sia in capsula quando si ascolta qualcuno sia il microfono quando si parla al telefono: il rumore ambientale viene ripulito alla perfezione dai microfoni integrati nella scocca e anche in posti decisamente rumorosi la nostra voce arriva chiara all’interlocutore.

Buona autonomia, e migliora ancora con qualche accorgimento

Dentro il Galaxy S25 Ultra troviamo il processore per smartphone Android più veloce oggi disponibile sul mercato. La versione speciale per Galaxy ha un clock leggermente più alto di quello che viene dato agli altri vendor ma l’aumento di velocità è riscontrabile solo se si effettua un benchmark, impossibile rendersene conto quando lo si usa. Se confrontiamo tuttavia Snapdragon 8 Elite con il processore che Qualcomm ha messo lo scorso anno la percezione di avere davanti uno smartphone più veloce, anche nelle piccole cose come l’installazione delle app o lo scaricamento delle app, c’è.

Fino allo scorso anno ci saremmo chiesti a cosa serviva un processore così potente su un telefono, oggi invece con diversi client che possono gestire in locale modelli di IA generativa una motivazione per avere un telefono con un processore veloce c’è: LM Playground permette ad esempio di usare LLama, Phi o Qwen in locale e un modello comunque snello come Phi 3.5 Mini riesce ad essere gestito dallo Snapdragon 8 Elite con una velocità di inferenza di circa 32 tokens al secondo, anche se il retro dello smartphone che diventa rapidamente caldo ci fa capire che un task simile è davvero oneroso per un telefono.

I modelli sotto i 3 miliardi di parametri scheggiano
LLama da 8b non va velocissimo ma va
C'è un po' di throttling

Il processore è ottimo, ma anche qui i miracoli non si possono fare: nonostante l’uso di un core come Oryon e di un processo produttivo a 3 nanometri un SoC di questa classe quando lavora a pieno regime scalda e nonostante Samsung abbia aumentato la superficie dissipante usando una camera di vapore molto più ampia un po’ di throttling termico c’è.

Crediamo che la scelta più saggia sia, tuttavia, quella di impostare il telefono nella modalità di utilizzo “light” dove la CPU viene leggermente ridotta nel clock ma le prestazioni ne risentono davvero poco e la batteria guadagna un buon 20% nell’arco della giornata.

Come si può vedere sotto la differenza a livello di prestazioni tra i due profili è minima, ma il telefono resta più fresco e la batteria dura di più.

Profilo Standard - CPU
Profilo Light - CPU
Profilo Standard - GPU
Profilo Light - GPU

Per quanto riguarda l’autonomia ci troviamo come sempre davanti ad una situazione che è troppo dinamica, soprattutto quando c’è un processore come lo Snapdragon 8 Elite che in certe condizioni può arrivare a consumare davvero tanto: solitamente proviamo gli smartphone “stock”, quindi partiamo da una configurazione pulita e installiamo le app che ci servono per la prova.

In queste condizioni lo smartphone si è comportato perfettamente e con la batteria da 5000 mAh e il profilo Light siamo riusciti ad arrivare a sera con il 33% di batteria residua.

Usando il profilo normale, con un utilizzo allegro, si arriva giusti a chiudere la giornata. L’autonomia è buona, migliore di quella dei modelli precedenti se non si è soliti usare lo smartphone per giocare, ma allineata se si usa parecchio il telefono e con app decisamente pesanti. Volendo con un uso molto leggero e senza usare l’IA in locale si arriva a sera con il 40% di batteria residua, ma onestamente una persona che usa lo smartphone così poco dovrebbe chiedersi se ha senso spendere così tanto e se non gli basta un telefono meno costoso.

Normale anche la ricarica: qualcuno potrebbe criticare i 45 watt di ricarica rapida ma è una ricarica power delivery che si può ottenere praticamente con ogni caricatore e in un’ora la batteria è praticamente carica. Ci sono ricariche più veloci, ma non ne facciamo un dramma. La ricarica wireless si ferma a 15 Watt: non c’è compatibilità con lo standard Qi2 dotato di magneti perché avrebbe creato problemi allo schermo che usa un campo magnetico per gestire S-Pen, ma volendo si può acquistare la custodia opzionale che abilita la ricarica magnetica. Crediamo che questa custodia sia il motivo che ha spinto Samsung a rimuovere la funzione bluetooth da S-PEN: il campo magnetico generato dalla custodia impedisce alla S-PEN di ricaricarsi per induzione, e Samsung ha così scelto, all’ultimo, di rendere la penna passiva. Abbiamo provato a usare S25 Ultra su un supporto magnetico da auto e S-Pen funziona male: un campo magnetico troppo forte rende la penna un soprammobile. Ci chiediamo tuttavia perché Samsung non abbia pensato alla cosa e sostituito la ricarica della S-Pen, su S24 a induzione, con una ricarica più tradizionale a contatto.

La rimozione del bluetooth disabilita le Air Gesture, quindi non si può più usare la S-Pen come telecomando per la fotocamera, una delle funzioni in assoluto più usate. Tutte le altre caratteristiche della penna come i livelli di pressione e la precisione di scrittura con tratto variabile restano tuttavia immutate.

Più risoluzione sul grandangolo, ma non cambia dove doveva cambiare

No, non stiamo parlando di sensori da 1” o di un aumento di risoluzione. Certo, un sensore più grande sul tele 3x sarebbe stata una piacevole sorpresa ma siamo consapevoli che esistono limiti fisici oltre ai quali Samsung non può andare. Sappiamo anche che Samsung sulle precedenti generazioni aveva alcuni piccoli problemi che avrebbe dovuto risolvere, e forse erano più importanti di un sensore più grande: ci riferiamo soprattutto allo shutter lag quando si scatta e al blur in alcune foto, con il software che tende a scegliere un tempo di esposizione più alto al posto di aumentare la sensibilità di scatto.

Samsung non ha sistemato né lo shutter lag e nemmeno il blur: per quanto riguarda lo shutter lag l’azienda coreana si ostina a scattare le foto quando la persona leva il polpastrello dal tasto di scatto e non quando lo tocca: il risultato è che scattando usando il dito si accumulano quei millisecondi di ritardo che fanno perdere l’attimo preferito. Meglio usare, ma si può fare solo in modalità landscape, il tasto di volume per lo scatto. C’è però una soluzione: scaricando Camera Assistant dallo store Samsung si possono abilitare una serie di opzioni e tra queste c’è anche “scatto rapido” che permette di scattare una fotografia non appena si tocca l’otturatore.

Bene che si possa risolvere, ma onestamente questa dovrebbe essere l’impostazione di base anche perché così facendo S25 Ultra nel point & shot è reattivo quanto un iPhone o un Pixel, usando le impostazioni di base no, scatta con un leggerissimo ritardo.

Niente da fare invece per il blur: abbiamo scattato alcune fotografie in condizioni di luce non ottimali, ma senza la modalità notte, e come si può vedere Samsung ha scelto di scattare a 500 ISO e a 1/30, con il risultato del soggetto mosso.

Apri originale

Il Galaxy S25 Ultra

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L'iPhone 16 Pro Max

Tutta questione software ovviamente, ma oggi esistono i modi per capire se si sta fotografando un soggetto, e quindi per evitare il mosso è meglio tenere un tempo di posa più basso alzando la sensibilità, oppure un panorama, e a quel punto possiamo anche tenere 1/30. Samsung tratta spesso i soggetti come "panorami".

Per quanto riguarda la resa permane il classico look Samsung che tende a sovrasaturare leggermente le foto aumentando anche la nitidezza con una maschera di contrasto, ma Samsung offre anche la strada della fedeltà cromatica passando da Expert RAW, il plugin aggiuntivo che abilita una serie di funzioni tra le quali i filtri ND simulati e la gestione virtuale dell’apertura, simulata anche questa con l’IA.

Expert RAW era partito come software sperimentale e si è evoluto in questi anni a tal punto da non capire per quale motivo Samsung continui a proporre la modalità foto “pro” come scelta di default e ExpertRAW come app da scaricare a parte quando quest’ultima è di gran lunga più completa e dovrebbe sostituire la modalità RAW in tutto e per tutto. Un mistero.

Come resta un mistero anche la dimensione del sensore ultra wide rinnovato da 50 megapixel: Samsung non ha rilasciato dati ufficiali ma dovrebbe trattarsi del suo JN3 Isocell da 50 megapixel, quindi un sensore che, con una diagonale da 1/2.4”, è leggermente più grande del sensore usato lo scorso anno che aveva 12 megapixel e 1/2.55”.

In realtà a Samsung più che la diagonale interessava la risoluzione, e il passaggio a 50 megapixel sulla ultra wide vuol dire avere la possibilità di registrare video in 8K su tutte le focali dalla 13 mm alla 120 mm.

Gli altri sensori restano esattamente gli stessi: camera principale da 1/1.3” con sensore da 200 megapixel f/1.7, medio tele 3x con sensore da 1/3.94” f/2.4 e tele 5x da 50 megapixel con sensore 1/2.52” f/3.4. Non sono i sensori che molti avrebbero voluto vedere, ma se Samsung corregge i problemi software che abbiamo visto sopra ci troviamo davanti ad uno smartphone che lato foto e video resta tra i migliori della sua categoria.

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Apri originale

Abbiamo scattato qualche foto (sopra) con il nuovo ultra wide e la resa è buona se consideriamo la risoluzione ma non è drammaticamente migliore rispetto a quella del 12 megapixel di prima o a quella di un iPhone: la scelta di Samsung guarda più alla versatilità offerta dal numero di megapixel, e ora grazie al crop si possono gestire anche focali intermedie, come il 20 mm, senza il degrado qualitativo che si ha scattando nelle stesse condizioni con S24.

Passando invece alle nuove funzioni software lodevole il lavoro fatto dall’apertura virtuale, che simula il movimento di un diaframma che su uno smartphone solitamente è fisso.

Presenti ovviamente diverse funzioni di IA generativa: troviamo l’editor generativo che ora funziona anche in locale, ma con prestazioni inferiori rispetto al cloud (che resta), Sketch to Image che permette di disegnare elementi su una foto e Photo Studio che trasforma i ritratti ridisegnandoli con un modello. Tutte funzioni che tra qualche mese troveremo su ogni smartphone quindi niente di drammaticamente rivoluzionario. Una menzione particolare però va fatta per la gomma magica che funziona incredibilmente bene: se la maggior parte delle feature sono “giochini”, ma gomma magica è quel qualcosa che usano tutti e in questo caso specifico il risultato è a dir poco eccelso se si accetta l’elaborazione in cloud.

Se si usa invece l’elaborazione on device il risultato è modesto e vengono elaborate solo immagini dove è richiesto un riempimento banale e non la generazione di elementi nuovi. Non fa però disastri, e questo è un bene

Qualche novità in più per quel che riguarda il video. Samsung ha finalmente aggiunto il supporto ai file Log per chi vuole effettuare un color grading a posteriori, anche se al momento non ha ancora reso disponibile una LUT; l’utente può comunque creare un suo profilo di sviluppo e giocare anche con la dinamica, seppure partendo da un file che non ha la qualità del ProRes Log registrato da un iPhone. Su questo faremo a breve un approfondimento.

Ci sono però due chicche: la prima è il sistema di mixing dell’audio tramite IA, l’altra è la gestione dello zoom. Per quanto riguarda l’audio c’è una funzione che analizza la traccia e prova a identificare tutti gli elementi che la compongono che possono essere rumore di fondo, folla, parlato, suoni ambientali e successivamente abilita la regolazione singola di ogni canale per eliminare alcuni di questi o attenuarli, mentre per lo zoom è possibile ora con una modifica all’interfaccia fare zoom in e zoom out in modo costante e fluido come si faceva con le videocamere dotate del tasto zoom.

Intelligenza artificiale: il cloud l’arma per battere Apple

Da anni Samsung si misura con Apple e con l’intelligenza artificiale ha una occasione unica: anticipare e battere Apple. Samsung si è alleata con Google, qualcuno direbbe che si è venduta a Google per la parte di IA: in realtà è un rapporto simbiotico dove Google ha bisogno di Samsung e Samsung ha bisogno di Google.

Google, lo sappiamo, spinge tutto verso il cloud e non è certo la prima azienda che viene in mente quando si parla di privacy: grazie a Google Samsung può dare già oggi agli utenti un qualcosa che Apple, con la sua architettura privacy oriente non riesce a dare e probabilmente non riuscirà nemmeno a dare in breve tempo.

Lo abbiamo visto con l’editor fotografico dove il confronto tra il riempimento generativo del Galaxy S25, che si appoggia ai servizi cloud di Google e Clean Up su Apple Intelligence, che usa un riempimento in stile content aware ma fatto in locale è imbarazzante: Samsung gestisce alla perfezione ogni situazione, Apple no.

Samsung è comunque attenta alla privacy e offre all’interno del pannello di controllo di Galaxy AI un controllo granulare di tutte le funzionalità facendo scegliere all’utente di lavorare in locale, ovviamente con modelli meno precisi e più lenti o in cloud con un modello più veloce e più aggiornato: difficilmente una persona sceglierà di gestire tutto in locale per avere una esperienza peggiore.

Cosa si può fare con Galaxy AI su S25? La base è Galaxy AI già vista su S24, una suite di funzionalità che ha fatto da apripista anche per gli altri produttori che ora offrono gli strumenti di scrittura, il riassunto e tutte le piccole funzioni che Samsung ha introdotto lo scorso anno su ogni top di gamma Android.

Su S25 però, grazie alla scelta di Samsung di creare quello che viene definito Personal Data Engine, un motore che analizza e processa sul dispositivo i dati provenienti dalle applicazioni di Google e dalle app Samsung, sono state abilitate alcune funzionalità che aggiungono produttività e iniziano a portare sul telefono quella che possiamo definire IA “utile”.

Fino ad S24 Galaxy AI non è stata altro che un set di funzionalità al servizio dell’utente, quindi è l’utente a usarle se ritiene di averne bisogno, con S25 Galaxy AI cerca di prevedere quello di cui ha bisogno l’utente.

Now Brief è il primo esempio di tutto questo, una agenda compilata dall’IA che attinge ad una serie di dati personali per offrirci in ogni istante una panoramica degli appuntamenti, del traffico, delle notizie evitandoci di andarlo a cercare in diverse app. Un diario dinamico, che integra anche dati di sonno se abbiamo dormito per esempio con un Galaxy Watch o un Galaxy Ring e che dovrebbe modificarsi automaticamente in base alle scelte che vengono fatte.

Samsung permette di decidere cosa mostrar e cosa non mostrare su Now Brief ma la realtà è che il sistema, potenzialmente una bomba, funziona poco e male.

Le notizie mostrate sono casuali, delle centinaia di informazioni che potrebbe raccogliere all’interno delle app ne vengono mostrate pochissime e sembra quasi che tutto sia programmatico e non basato su un vero motore di IA generativa. Gli appuntamenti, ad esempio, se sono segnati nel calendario appaiono ma se sono all’interno di una mail e ci siamo dimenticati di aggiungerli non vengono mostrati. Non appaiono le carte di imbarco dei voli e le prenotazioni degli hotel, informazioni legate ad una destinazione nel caso in cui abbiamo un viaggio e così via.

Ci troviamo davanti ovviamente al più grande dilemma legato all’IA sui dispositivi: l’IA funzionerà solo quando avrà pieno accesso, ma in totale sicurezza, a tutto ciò che c’è sul dispositivo e alle app del dispositivo. Senza avere accesso alle nostre abitudini, ai nostri dati e alle nostre app non riuscirà mai a fare bene quello che vorremmo che facesse. Now Brief è l’esempio: potenzialità enormi, al momento inutile.

L’altra novità esclusiva sono le estensioni di Gemini: permettendo a Gemini di interagire con le app di Samsung, oltre che con quelle di Google, ci troviamo davanti ad un primo esempio di agente IA su uno smartphone. Possiamo in pratica chiedere a Gemini, raggiungibile con il tasto laterale, di prendere dati dal web e di usarli per interagire con alcune app come appunto quelle Google, quelle Samsung, Spotify e Whatsapp. Se riproviamo, cambiando contesto, la demo che ci ha fatto Samsung a San Jose dove chiediamo di cercare un ristorante e di scrivere il risultato nelle note funziona, ma se chiediamo di leggere le mail ricevute da un indirizzo, riassumerle, fare un pdf e salvarlo sul telefono non va.

Se chiediamo poi di inviare elementi ad un amico il risultato dipende da come abbiamo memorizzato i contatti, perché nel caso di nomi simili, noi abbiamo in rubrica un Lucio Marini e una Lucia Marini, potrebbe anche confondersi se la richiesta viene fatta in ambiente dove c'è rumore. Per fortuna, prima di effettuare l’invio, chiede sempre conferma.

Come abbiamo detto dobbiamo restare nell’ambito di richieste semplici, e non abbiamo un perimetro ben delineato di quello che possiamo fare e non possiamo fare: la pagina delle estensioni di Gemini ci fornisce una indicazione ma per Whatsapp, ad esempio, ci dice solo “fare chiamate o inviare messaggi” ma non leggere messaggi, accedere a gruppi, trovare foto: non esiste un manuale che spiega con ogni app cosa si può fare e cosa no, e questo alla fine diventa frustrante se la maggior parte delle richieste viene respinta o non viene capita / processata.

Samsung è stata però furba: ha creato un pannello che spiega tutto quello che si può fare con l'IA, ed è già un inizio.

C’è un ultima novità, ed è la registrazione delle telefonate: si basa sullo stesso principio della traduzione delle telefonate introdotta lo scorso anno, e proprio per quel motivo quando una persona sceglie di registrare una telefonata l’interlocutore riceve un avviso da una voce pre-generata che gli dice che la telefonata sarà registrata.

Il problema è che mentre un sistema di trascrizione IA quando lavora su un file audio può usare un modello più lento e quindi più preciso, sulla telefonata spesso c’è un tono colloquiale che già è difficile da trascrivere e lavorando in tempo reale la trascrizione è spesso approssimativa.

Una telefonata di quattro minuti che è stata trascritta e poi riepilogata è piena di refusi e di parole non comprese, il riepilogo addirittura parla di iPhone X che non è mai stato nominato. Da rivedere.

Segnaliamo anche che di default la trascrizione delle telefonate, quando attivata, utilizza il cloud per la trascrizione, quindi la chiamata esce dallo smartphone come audio registrato per venire trascritta o sintetizzata: è necessario impostare a mano l’elaborazione sul dispositivo ma anche qui, come per tutte le funzioni, quando si usano i modelli on device il risultato è peggiore.

OneUI 7 è comunque piena di chicche potenziate dall'IA: gli screenshot ad esempio vengono rinominati a seconda del contesto.

Per quanto riguarda invece l’interfaccia in generale eccellente come sempre il lavoro fatto da Samsung per garantire una perfetta coerenza grafica riuscendo a mantenere questa coerenza anche davanti alla possibilità di personalizzazione estrema.

L’adattamento dei colori alle diverse modalità, la possibilità di modificare ogni singolo aspetto scaricando app come Good Lock e i sette anni di aggiornamento ci mettono davanti a quello che dovrebbe essere oggi lo standard che tutti dovrebbero seguire.

L’unica perplessità riguarda le funzioni Galaxy IA che oggi sono gratuite e che probabilmente Samsung vorrebbe tenere gratuite: il problema è che Samsung si è legata a doppio filo con Google e Google, lo abbiamo visto con Gemini Advanced, sta cercando di farsi pagare.

Quindi non è escluso che Galaxy AI possa restare gratis ma le funzioni più interessanti, quelle che si appoggiano su Gemini, diventare a pagamento, non per scelta di Samsung ma per scelta di Google. Al momento ci sono 6 mesi gratis di Gemini Advanced con S25, al termine dei quali si passa a 21.99 euro. Chi pagherà quasi 300 euro all'anno?