L'uso di robot in ambito militare, in particolare dei sistemi d'arma autonomi, continua a essere un argomento di grande discussione a livello internazionale. Le implicazioni etiche e regolamentari legate a queste tecnologie sono al centro di un acceso dibattito, mentre le nazioni cercano di bilanciare innovazione e sicurezza. Nel novembre 2023, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione con 164 voti favorevoli contro l'uso delle armi autonome, segnalando un consenso crescente sulla necessità di limitare queste tecnologie nei conflitti armati. Anche istituzioni come l'Unione Europea e l'UNESCO hanno affrontato il tema, sebbene le loro discussioni si siano concentrate principalmente su applicazioni civili dell'intelligenza artificiale e della robotica.
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A livello globale, si rafforza la richiesta di un trattato internazionale che regolamenti l'uso delle armi letali autonome. Gli esperti sottolineano l'importanza di mantenere una supervisione umana su questi sistemi, ritenendo inaccettabile che una macchina possa prendere decisioni di vita o di morte. Tuttavia, non tutti i paesi condividono la stessa urgenza nel porre restrizioni. Alcuni governi, preoccupati per il vantaggio strategico che queste tecnologie possono offrire, sono decisamente riluttanti ad accettare regolamentazioni più severe.
HAVOC 8x8 RCV spara solo se lo dice l'uomo
In questo scenario in evoluzione, le aziende del settore continuano a sviluppare nuove tecnologie per il campo di battaglia. Un esempio recente è il veicolo da combattimento robotizzato HAVOC 8x8 RCV (Robotic Combat Vehicle), presentato d Milrem Robotics, con quartier generale in Estonia, all'IDEX 2025 di Abu Dhabi.
A tutti gli effetti, il Milrem HAVOC è un sistema autonomo, in grado di operare su terreni e in scenari bellici senza la presenza a bordo di un equipaggio. Questo mezzo, dotato di un cannone da 30 mm (ma ha payload configurabili) e di un sistema di propulsione ibrida-elettrica a otto ruote motrici, offre un'autonomia e una silenziosità che rendono le sue prestazioni sul campo decisamente spaventose.
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Milrem ha posizionato il suo robot da combattimento per diversi scenari operativi, dalla ricognizione al supporto logistico, fino all'integrazione di armamenti avanzati.
Nonostante l'elevato grado di autonomia, Milrem ha dichiarato che HAVOC rimane sotto il controllo umano. Sebbene sia in grado di muoversi e prendere decisioni operative in modo indipendente, l'attivazione delle armi richiede l'autorizzazione di un operatore.
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Questa scelta si allinea alle richieste di regolamentazione internazionale, che insistono sulla necessità di mantenere l'uomo al centro delle decisioni critiche legate all'uso della forza, analogamente a quanto già avviene con i droni Predator in uso all’esercito statunitense.
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Il CEO di Milrem Robotics, Kuldar Väärsi, ha sottolineato come HAVOC rappresenti un'evoluzione nella robotica militare e che non potrà operare senza la supervisione di un pilota.
Rimane la preoccupazione che il suo sviluppo, così come quello di armi autonome simili, si inserisca in un contesto ancora incerto dal punto di vista normativo, in cui il confine tra innovazione tecnologica e preoccupazioni etiche non deve essere sottostimato. Il nodo centrale del dibattito resta la necessità di un equilibrio tra progresso tecnologico e garanzia di sicurezza globale, un tema destinato a rimanere al centro dell'agenda politica internazionale nei prossimi anni, che non può essere delegato ai produttori di armamenti.
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