Anche l'obiettivo di ripiego degli accordi sul clima di Parigi, quello di contenere il riscaldamento globale entro la soglia dei 2 gradi rispetto all'epoca pre-industriale, sarebbe ormai irraggiungibile, con potenziali effetti devastanti: oltre questa soglia lo scioglimento dei ghiacci in Antartide porterebbe ad un innalzamento del livello dei mari di fino a 25 metri. L'allarme arriva da un gruppo di climatologi guidati dallo scienziato statunitense James E. Hansen, che ha pubblicato un articolo dai toni brutali intitolato "Global Warming Has Accelerated: Are the United Nations and the Public Well-Informed?". Qui il gruppo di ricerca presenta uno studio in cui si sostiene che i modelli climatici utilizzati dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPPC) avrebbero sottostimato gli effetti di una delle principali componenti che agisce sui cambianti climatici, gli effetti degli aerosol prodotti dall'inquinamento. Ciò spiegherebbe l'accelerazione nel riscaldamento globale a cui si è assistito negli ultimi anni rispetto alle stime.

L'impennata nelle temperature medie globali degli ultimi tre anni - il 2024 è stato il primo anno con una temperatura media di +1,5° C rispetto all'epoca pre-industriale - ha sorpreso i climatologici: anche tenendo conto di tutti i fattori, e considerando l'affievolirsi degli effetti del El Niño, risulta un surplus di energia accumulato dal sistema climatico terrestre di cui non si spiega l'origine. Secondo lo studio presentato da Hansen, l'accelerazione sarebbe dovuta ad un effetto maggiore di quanto inizialmente stimato prodotto dalla riduzione degli inquinanti nel traffico marittimo. Con l'entrata in vigore nel 2020 delle restrizioni sull'impiego di carburanti con alto contenuto di zolfo sulle navi mercantili, in corrispondenza delle tratte oceaniche si è assistito ad un netto calo degli inquinanti. Questi aerosol avevano l'effetto di creare nell'atmosfera delle nubi con un elevato potere riflettente, producendo un effetto di raffreddamento, una forza contraria al riscaldamento prodotto dai gas serra.

Che una riduzione della formazioni di nubi abbia avuto un contributo nell'accelerazione a cui si è assistito negli ultimi anni era già emerso in altri studi recenti. Secondo il gruppo di ricerca di Hansen, però, l'entità di questo effetto degli inquinanti sarebbe stato sottostimato di più di cinque volte, con il risultato che il reale impatto dell'effetto serra sarebbe stato mascherato. La progressiva riduzione degli inquinanti nell'atmosfera, semplificando, starebbe dunque ora presentando il conto di quello che nell'articolo viene definito un patto "faustiano". 

A causa dell'inerzia del sistema climatico nel rispondere a questi cambiamenti, ci vorrà tempo perché gli effetti del riscaldamento prodotto dalla riduzione degli aerosol si manifestino completamente. "La recente accelerazione del tasso di riscaldamento globale non dovrebbe durare a lungo" scrivono gli autori dello studio. "L'accelerazione è dovuta principalmente da una singola componente [...] prodotta dalla riduzione nelle emissioni di zolfo delle navi mercantili, non da effetti a valanga o dal superamento di punti critici. Ma il nostro patto con il diavolo non è stato per nulla saldato: il riscaldamento dovuto alla riduzione degli aerosol si è compiuto solo per un terzo, ma la seconda e la terza parte di questo effetto si manifesteranno rispettivamente nel corso del secolo e del prossimo millennio, il che dà tempo all'umanità per reagire".

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Nonostante il grande contributo scientifico, James E. Hansen è una figura che fa discutere per le sue prese di posizione dirette e scomode sull'attribuzione delle responsabilità delle emissioni e la contrapposizione con l'IPCC. Una parte dell'articolo è dedicata ad esempio alla necessità secondo gli autori di sdoganare la ricerca nel campo della "geoingegneria", come lo sviluppo di soluzioni per schermare artificialmente la radiazione solare, per non precludere l'accesso a nuove armi contro i cambiamenti climatici alle prossime generazioni. Non tutti i climatologici concordano con la tesi dello studio, riconducendo le stime presentate nell'articolo agli estremi più pessimisti degli attuali modelli.

Lo studio fa però una previsione facilmente verificabile nei prossimi anni: "il riscaldamento globale prodotto dalla riduzione degli aerosol impedirà alle temperature globali di scendere molto sotto la soglia dei +1,5° C rispetto ai livelli pre-indutriali. Perciò la nostra previsione è che la temperatura globale mediata sul ciclo El Niño/La Niña abbia già raggiunto la soglia dei +1,5° C". I dati del 2024 e di gennaio 2025 sembrano dargli ragione: secondo le rilevazioni del programma Copernicus dell'Unione Europea, gennaio 2025 è stato il gennaio più caldo da quando si registrano le temperature, +1,75° C sopra i livelli pre-industriali, nonostante la presenza del fenomeno de La Niña. Sono 18 ormai i mesi consecutivi in cui la temperatura media globale ha superato la soglia dei +1,5° C.

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