A partire da oggi OPPO Find X8 Pro (16 GB - 512 GB di storage) è disponibile su OPPO Store e presso i principali rivenditori di prodotti elettronici al prezzo consigliato al pubblico di 1199.99€ in due colorazioni, Pearl White e Space Black.

OPPO torna in Europa con il suo flagship, l’erede di quel Find X7 che lo scorso anno, nella versione Ultra, è stato giudicato da tutti quelli che hanno avuto la fortuna di metterci le mani sopra uno dei migliori smartphone per le foto che si potessero comprare. Quello di OPPO è un ritorno in grande stile perché il nuovo Find X8 Pro, nelle nostre mani ormai da una settimana, è ad oggi uno dei telefoni più completi ed equilibrati che si possano trovare in commercio.

Uno smartphone che ricalca a pieno la filosofia cinese del “no compromise”: nei limiti del possibile si mette tutto quello che si può. Effettivamente dopo aver usato per giorni questo telefono non abbiamo trovato grosse mancanze o punti deboli, anche se chi guarda esclusivamente al comparto fotografico deve comunque considerare che questo è il “Pro” e che OPPO si è tenuta le cartucce migliori per quello che sarà il suo vero cameraphone, l’Ultra. Ad oggi non è stato annunciato e probabilmente, quando lo sarà, non lo vedremo in Italia.

In Find X8 Pro c’è tutto, anche cose che ormai possono apparire superflue come il trasmettitore IR: immaginiamo il dialogo tra gli ingegneri che devono decidere a tavolino le specifiche del prodotto, con le discussioni chiuse da un “se ci sta mettiamolo”.

Find X8 Pro è l’infusione di tutto quanto di meglio si può trovare sul mercato oggi, che si tratti di smartphone del gruppo a cui OPPO appartiene o che si tratti di smartphone della concorrenza. Troviamo lo slider meccanico per la vibrazione, elemento distintivo di OnePlus, troviamo il controllo per la fotocamera che Apple ha introdotto su iPhone 16, troviamo il set di fotocamere meglio assortito in questa fascia di prezzo per focali e un sistema operativo con tantissime funzionalità IA che coprono ogni aspetto, dalla scrittura alla fotografia.

Equilibrato, anche nel prezzo: OPPO ha scelto di abbandonare Qualcomm e il suo Snapdragon 8 Elite per scegliere l’alternativa firmata Mediatek, il Dimensity 9400. Una scelta che, come vedremo, si rivelerà vincente per quelli che sono alcuni aspetti rilevanti dello smartphone, autonomia in primis, e che fa riflettere sulla necessità di una potenza “esagerata” su un telefono che parte delle operazioni pesanti, vedi l’IA, le fa comunque in cloud perché richiedono meno tempo e il risultato è migliore.

Milioni di smartphone uno diverso dall’altro

OPPO Find X8 Pro arriva in due versioni, Pearl White e Space Black. La versione nera è quella che sposa di più i gusti occidentali: scocca in alluminio satinato grigio scuro, quasi nero, vetro sul retro anche lui opaco e blocco fotocamere scuro che alla vista appare come una unica grossa lente.

La versione “pearl” è molto orientale: il retro perlaceo, con riflessi brillanti, ricorda molto un marmo satinato o una pietra cristallina, non solo per il feeling che trasmette ma anche per la texture. Il metodo di lavorazione ha creato una serie di lastre di vetro con una texture casuale e da queste lastre vengono ritagliati i singoli pannelli, con il risultato che nessun telefono ha un retro uguale all’altro.

Nel nostro modello la sfumatura è abbastanza accentuata, in altri esemplari che abbiamo visto il retro è molto più bianco. L’accostamento con la scocca in alluminio chiaro satinato e con il blocco fotocamere anche lui in alluminio è particolarmente riuscito, anche se l’impatto di questa versione è totalmente differente: le quattro fotocamere sul retro sono ben visibili.

Tolta la questione estetica, che è sempre soggettiva, ci sono alcune cose da dire del nuovo Find X8 Pro: la prima riguarda il trattamento della scocca, e la seconda riguarda il lavoro fatto da OPPO per riuscire a gestire un gruppo fotocamere importante senza compromessi.

La scocca Armour Shield (si, come quella dei Samsung S24, ma con una “u” in più) è certificata sia IP68 sia IP69: la prima certificazione garantisce l’immersione per 30 minuti, la seconda la resistenza a getti d’acqua ad altissima pressione e all’acqua a 80 gradi di temperatura.

Ritorniamo al discorso di prima: spingere tutto al massimo, arrivando anche oltre quelle che sono le reali necessità: non ci viene in mente una situazione in cui un telefono può trovarsi sotto un getto di acqua rovente ad altissima pressione, ma è sempre una sicurezza in più.

Più interessante a nostro avviso il lavoro sullo spesso e sui pesi: non sono tanto i 215 grammi a stupire ma lo spessore di soli 8 mm ai quali vanno aggiunti i 3.58 mm di camera “bump”.

Uno dei problemi più grandi degli smartphone fotografici è riuscire a trovare la quadra tra dimensione dei sensori, e quindi delle ottiche, e spessore del telefono. Un sensore grande, abbinato ad una lente “tele”, richiede necessariamente una distanza tra lente e piano del sensore che aumenta con l’aumentare dell’apertura della lente stessa e non è facile avere un reparto foto di alto livello e al tempo stesso tenere un profilo ridotto. OPPO è riuscita a ridurre lo spessore di un paio di mm rispetto al modello dello scorso anno, il Find X7 Pro, e questo senza compromessi sule focali: con quattro lenti l’azienda cinese copre un 15 - 135 mm totalmente ottici (o quasi).

La scocca è segnata da due particolarità: da una parte lo slider ereditato da OnePlus, parte di OPPO, dall’altra il camera control, un tasto capacitivo che richiama la fotocamera e permette anche, con una serie di gesture, si regolare parametri come lo zoom. OPPO lo ha inserito a filo, tanto che a prima vista non si nota, e offre un buon feedback senza il rischio di tocchi casuali.

Schermo piatto… ma anche un po' curvo

Curvo o piatto? Per una azienda cinese non è una scelta semplice, soprattutto se il prodotto è globale. Il cliente occidentale ama lo schermo piatto e ha apprezzato il ritorno agli schermi edge to edge, ma al tempo stesso in Cina, mercato importantissimo per OPPO, lo schermo curvo continua ad essere ritenuto elemento che aggiunge pregio ad uno smartphone.

Lo schermo da 6.78” OLED del Find X8 Pro è un “quad curve” che alla fine curvo non è: la parte attiva dello schermo è piattissima, e solo la cornice da 1.9 millimetri è smussata per raccordarsi in modo morbido con la scocca in alluminio. La descrizione dice “curvo”, l’usabilità è quella di uno schermo piatto e probabilmente chiunque, prendendolo in mano, direbbe che lo schermo è piatto. L’adozione dello stesso raggio di curvatura (o smusso) per il vetro frontale e per il vetro posteriore restituisce una sensazione di presa piacevole.

Il pannello da 6.78” è LTPO ad alta luminosità, 4500 nits di picco in modalità HDR. Non è tanto la luminosità di picco a colpire, di fianco ad un S24 Ultra o ad un iPhone 16 non sembra affatto più luminoso, quanto la luminosità di base che con 1600 nits regala un’ottima spinta in ogni situazione, soprattutto con le foto ad alta dinamica.

Qui OPPO ha fatto quello che Apple fa da sempre, gestisce tutta la pipeline di scatto e di riproduzione ad alta dinamica, e questo vuol dire che fotografie scattate in formato UltraHDR (quello di Google) con lo smartphone verranno riprodotte nella galleria usando un profilo ProXDR che esalta la gamma cromatica e le visualizza in HDR: le foto bucano lo schermo, e sembrano molto più belle sullo schermo del telefono di come vengono riprodotte, una volta scaricate, su quello del laptop o del computer che non può raggiungere la stessa luminosità di picco.

Lo schermo da 1264 x 2780 pixel di risoluzione non ha solo un’ottima luminosità di picco, ma ha anche un’ottima calibrazione se scegliamo a mano il profilo D65 e tante piccole funzioni meno evidenti ma sicuramente utili. Si può usare con le dita bagnate e con i guanti, ha un doppio sensore (fronte e retro) per rilevare la temperatura colore e aggiustare così il punto di bianco del display ma soprattutto riduce la fatica agli occhi per chi prova fastidio ad osservare gli OLED a bassa luminosità.

Fino a 70 nits circa il pannello usa una frequenza PWM elevata, 2160 Hz, sopra i 70 nits usa il DC Dimming, quindi regola la luminosità dei singoli pixel senza ricorrere al PWM, ovvero all’accensione e allo spegnimento del pixel a frequenza elevatissima.

L’unica nota che possiamo fare allo schermo è la gestione dell’AOD molto semplice: non si possono mettere fotografie e schermo intero come si può fare su iPhone e Samsung Galaxy, sono selezionabili solo alcuni stili di base molto minimali.

Il Dimensity 9400 non è potente quanto uno Snapdragon ma è un gran bel processore

Come Vivo con la serie X200, anche OPPO sceglie per il suo top di gamma il Dimensity 9400 di Mediatek. Una scelta legata probabilmente ad una questione di costi, il processore fatto a Taiwan costa decisamente meno di quello fatto a San Diego, e sebbene lo Snapdragon 8 Gen 3 sia più potente del Dimensity 9400 riteniamo la scelta di OPPO tutto sommato saggia, e adesso andremo a spiegare il perché.

Qualcomm ha costruito il suo nuovo processore attorno all’IA: allo Snapdragon Summit abbiamo visto il nuovo Snapdragon 8 Elite gestire in locale LLama 3.2 da 3 miliardi di parametri ad una velocità decisamente elevata, quasi 25 tokens al secondo, generare fotografie con Stable Diffusion in pochi secondi, trascrivere l’audio con Whisper Small (o Nano) in un battito di ciglia. Qualcomm sta spingendo tutto sull’IA in locale perché se i produttori iniziano ad usare modelli IA sul dispositivo, nasce l’esigenza di avere processori sempre più potenti, e lei su questo è in pole position. Il Find X8 Pro ha tantissime funzioni IA, ma nessuna di queste usa un modello generativo locale, è tutto in cloud. Non c’è modello linguistico locale, non c’è modello di trascrizione audio locale: per poter usare molte delle funzioni che Samsung riesce ad offrire anche senza connessione grazie a Gemini Nano o che Apple offre con Apple Intelligence, si pensi ai Writing Tools, nel caso di OPPO serve una connessione altrimenti non si riescono neppure a riassumere testi di poche righe.

La NPU dell’OPPO, tranne per alcune funzioni di base, è praticamente disoccupata. La differenza tra Qualcomm e Mediatek la si può vedere se si scarica LM Studio, l’interfaccia che permette di parlare con un chatbot ad un modello AI da scaricare: Qualcomm e Apple elaborano i token ad una velocità notevole, il Mediatek è decisamente più lento.

Mediatek è veloce in quegli aspetti che vanno a impattare direttamente sull’esperienza utente: ha una CPU disegnata da ARM veloce ed efficiente e ha una GPU anche lei disegnata da ARM con ottime prestazioni.

Prodotto a 3 nanometri da TSMC il SoC Mediatek è uno showcase per i più recenti design ARM 9.2: un Cortex-X925 a 3.62GHz, tre Cortex-X4 e quattro Cortex-A720, configurazione simile a quella del processore che lo precede con l’aggiunta del nuovo X925 e un aumento delle frequenze di clock permesso comunque dal nodo 3nm ottimizzato di TSMC.

Mediatek ha praticamente raddoppiato la cache per ogni core portando la cache L2 del core prime a 2 MB, la cache L2 dei tre Cortex X4 a 1 MB e quella dei Cortez X720 a 512 KB da 256 KB. A questo si aggiunge anche un passaggio da 8 MB. A 12 MB di cache di terzo livello, e più che le frequenze di clock questa iniezione di memoria è l’elemento che contribuisce ad un vero salto in avanti nelle prestazioni rispetto al Dimensity 9300. Avere tanta cache a bordo vuol dire ridurre le richieste di dati alla RAM, latenza più bassa ma soprattutto meno consumo, perchè se non deve essere fatta una ulteriore richiesta di dati con memorizzazione di questi dati in cache il processore consuma meno.

Nei prossimi giorni proveremo un telefono con Snapdragon X Elite, e possiamo anticipare come abbiamo detto che le prestazioni pure saranno leggermente più alte di quelle che si ottengono con questo Mediatek. Eppure è un qualcosa che si vede solo durante i benchmark, perché all’atto pratico la maggior parte dei giochi e delle app ancora oggi usa un solo core e tutta la potenza che Qualcomm mette in campo difficilmente viene messa a terra. Quando hai un processore così potente devi anche trovare il modo di farlo lavorare bene, e Qualcomm ha ancora qualche problemino che invece Mediatek non sembra avere: non solo non consuma praticamente nulla, ma questo Dimensity non scalda in nessuna occasione e il throttling è quasi nullo.

Analizzando il clock dei core si vede chiaramente come nonostante ci sia un core che arriva a 3.6 GHz in realtà questo core non viene quasi mai usato a piena frequenza, e lo stesso vale anche per gli altri. 

Due giorni pieni di autonomia, forse di più

Quando hai un processore che consuma poco e una batteria generosa il risultato non può che essere uno solo, autonomia da record. Se fino allo scorso anno si parlava di batteria eccellente per uno smartphone che riusciva a superare il giorno di utilizzo, con il nuovo Find X8 Pro siamo riusciti a fare due giorni pieni senza mai doverlo ricaricare. La batteria è sottilissima ma grazie all’utilizzo per l’anodo della combinazione silicio carbonio la densità di carica aumenta, e nello spazio che lo scorso anno era occupato da una cella da 5000 mAh quest’anno c’è posto per una batteria che di milliampere ora ne ha ben 5910.

C’è il 20% di energia in più da usare, ma grazie al processore più efficiente, al nuovo processo produttivo di TSMC (3nm) e alla scelta di Mediatek di non usare quasi mai il processore al 100% delle sue possibilità in termini di prestazioni si può considerare un incremento netto dell’autonomia del 50% circa, cosa confermata dai dati.

OPPO Find X8 Pro è un telefono che, anche esagerando, si fa fatica a scaricare interamente nell’arco di una giornata lavorativa. Nonostante la luminosità elevata, anche il consumo dello schermo è relativamente basso: se si lascia il telefono con luminosità al 50% in riproduzione video da un servizio di streaming in Wi-fi, Prime Video o Netflix ad esempio, si riescono a toccare le 19 ore di autonomia. Se la luminosità si porta al 25% si guadagnano un altro paio d’ore, tantissimo.

Non manca ovviamente la ricarica veloce: teoricamente sarebbe da 80 Watt con il sistema di ricarica SuperVOOC di Oppo, ma questo sistema richiede il caricatore dedicato, che non è nella confezione, e il cavo specifico. L’assenza del caricatore nella confezione europea viene compensata dalla presenza del sistema di ricarica veloce power delivery: se connesso ad un caricatore PD USB-C il Find X8 Pro si ricarica comunque a 50 Watt, con il profilo 20V 2.5 ampere.

La stessa velocità di ricarica la si ottiene anche con il caricatore wireless, dove c’è la piena compatibilità con lo standard Qi2 e c’è quindi il supporto per il caricatore magnetico. Per quanto riguarda la parte telefonica nulla da dire: ottima ricezione, ottima qualità delle chiamate, buonissimo audio in capsula.

ColorOS 15: Android 15, tanta IA e un po’ di bloatware

Sul Find X8 Pro troviamo la ColorOS 15 (5 anni di aggiornamenti di sistema, 6 di sicurezza) , basata sulla analoga versione di Android. Chi è abituato ad iOS ci troverà una fortissima ispirazione, dal control center alla struttura dei menu fino ad arrivare agli sfondi e al raggio di curvatura delle icone e degli elementi grafici, ma il risultato almeno risulta coerente. OPPO ha dato una rinfrescata alle animazioni, ora molto più veloci, e ha anche rivisto molte icone togliendo orpelli e sfumature inutili e andando verso un design più “flat”.

Fatta eccezione per qualche traduzione italiana in alcuni punti un po’ grossolana, ma non sbagliata, ci troviamo davanti ad una interfaccia immediata, veloce e semplice. L’unica cosa che fa “sanguinare gli occhi” è la presenza di software preinstallati non sempre graditi e di pubblicità all’interno di alcune app: se prendiamo ad esempio il browser di OPPO e clicchiamo su “games” per caricare i mini giochi si aprono popup pubblicitari a pieno schermo. Tra le app presenti dopo una installazione “pulita” troviamo poi Temu e Booking.com, su un telefono da 1.199 euro si poteva evitare, se uno le vuole se le scarica da solo.

Il control panel è quello di iOS
Temu, Booking e tante app non gradite preinstallate
Nel browser appaiono popup pubblicitari fastidiosi

All’interno della ColorOS 15 c’è tanta IA, declinata su tre diversi fronti. Il primo riguarda le app potenziate dall’IA: sul Find X8 Pro troviamo l’app AI Studio vista anche sul Reno, che partendo da un ritratto o da una foto crea ritratti usando l’IA generativa basandosi su stili predefiniti.

Rispetto alla prima versione il nuovo AI Studio ha molti più template da sfruttare, e il risultato sembra essere leggermente migliore. Questa app è interessante perché oltre a funzionare bene introduce la logica del consumo a “gettoni” che vedremo sempre più spesso adottata dai produttori che devono far fronte ai costi dell’IA: ogni elaborazione consuma un tot di “stelle” e le stelle si possono guadagnare facendo “cose”. Insomma, l’IA diventa quasi un free to play.

Il secondo fronte è quello di Google: a bordo del Find X8 Pro troviamo Gemini preinstallato con il Circle to Search: Gemini è l’assistente predefinito del telefono, ma questo non esclude la possibilità di usare anche altri assistenti come Claude, ChatGPT o Perplexity.

Infine c’è AI Toolbox, una serie di strumenti IA che potenziano le diverse app preinstallate: AI Summary riassume i contenuti di testi, documenti (fino a 30.000 caratteri) e siti, AI Speaks legge i testi con voce quasi naturale, AI Writer compone testi mentre AI Reply suggerisce risposte a notifiche e messaggi basandosi sul contesto, che viene ricavato analizzando quello che appare a schermo.

OPPO ha fatto anche un widget simile ai Writing Tools di Apple Intelligence che permette di completare un testo, riassumerlo, comprimerlo, espanderlo, cambiare tono e correggerlo, widget che appare in molti campi di testo (ma non tutti).

Per quanto possa sembrare un’ottima integrazione in realtà è un po’ dissociata: se si usa la barra laterale il telefono suggerisce le operazioni in base a quello che appare a schermo, senza barra laterale deve essere l’utente a capire dove sono le funzioni a come si usano.

Non ci troviamo davanti ad un qualcosa di rivoluzionario: crediamo che nei prossimi mesi queste funzioni le avranno tutti i telefoni in commercio sopra una determinata fascia di prezzo, anche perché sono tutte funzioni elaborate in cloud che richiedono pochissimo sforzo da parte degli sviluppatori. Il riassunto dei testi non è altro che una richiesta ad un server con il prompt “riassumi questo testo”. Per quanto le chiamate siano tutte indirizzate a server di OPPO, i server di OPPO a loro volta interrogano modelli di terzi e crediamo, non ne abbiamo la certezza, che tutte le feature del Find X (come di ogni altro smartphone Android eccetto Samsung) siano gestite da Google Cloud e dai suoi modelli.

C’è una funzione interessante che OPPO presenta come novità, il Touch to Share with iPhone: basta toccare con il Find X8 Pro un iPhone per trasferire una fotografia, una sorta di AirDrop che non richiede connettività dati. La funzionalità “tap” arriverà solo in un secondo momento, ma già oggi scaricando l’app O+ Connect si possono inviare foto da iOS a OPPO, e viceversa. Funzione interessante, ma non priva di frizioni: tecnicamente il Find X8 Pro avvia un server locale e chiede all’iPhone di connettersi alla rete hotspot da lui creata, e l’app dell’iPhone non fa altro che scaricare le foto dal server.

Non è immediato come Airdrop, e avremmo preferito vedere spinta una soluzione cross platform come LocalSend che permette di inviare file senza bisogno di rete internet tra dispositivi iOS, Windows, Linux, Android e Mac. O, meglio ancora, ci sarebbe piaciuto vedere OPPO chiedere ad Apple l’interoperabilità di AirDrop senza la necessità di scaricare un’app aggiuntiva: secondo il DMA Apple è obbligata a rendere interoperabili le sue funzioni hardware e software su richiesta, AirDrop inclusa.

Doppio periscopio e tanta velocità per un reparto foto completo

Al reparto fotografico, firmato Hasselblad, abbiamo dedicato un lungo approfondimento in un articolo dedicato con tutte le fotografie che abbiamo avuto modo di scattare a Bali, a margine dell’evento di lancio internazionale.

OPPO Find X8 Pro, la prova della fotocamera. Bali in 30 scatti

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Vi invitiamo pertanto a leggere la prova fotografica, molto più dettagliata. Brevemente possiamo dire che il comparto fotografico del Find X8 Pro è completo e “facile”: non è spinto all’estremo come sul Find X7 Pro e su altri cameraphone, ma può contare su un assortimento di focali invidiabili e su una incredibile velocità di scatto, anche a raffica.

Rispetto ad altri telefoni che richiedono più manualità e più conoscenza della fotografia, scattare le foto con il Find X8 Pro è un po’ come scattarle con un iPhone o con un Pixel: si porta a casa quasi sempre un ottimo risultato, pur con qualche limite in condizioni precarie di luce se si usa il tele da 135 mm, abbastanza buio.

OPPO ha fatto un ottimo lavoro su due aspetti che per molte persone sono più importanti di un sensore da 1”: il super zoom con IA generativa funziona incredibilmente bene e la gomma magica per eliminare le persone e gli oggetti indesiderati ha anche lei un fill generativo decisamente credibile.